lunedì 10 ottobre 2011

"La buona salute è questione di risate"

Ciao a tutti,
come si può vedere dalle informazioni del mio profilo, tra i miei film preferiti ho indicato Patch Adams, film prodotto negli Stati Uniti d'America nel 1998, in cui è narrata la storia di un uomo che in seguito ad un periodo vissuto in un ospedale psichiatrico, a causa del tentato suicidio, si iscrive all'Università di Medicina e introduce agli inizi degli anni settanta la cosiddetta tecnica della Risoterapia.
Inizialmente sono molte le resistenze e i rifiuti di questa innovazione, ma successivamente si sono accorti che questo comportava una riduzione dell'uso di antidolorifici i quali agiscono tutti sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendolo che il dolore non ci sia; ma Adams fa degli ulteriori passi avanti in quanto si accorge che una buona risata o una piacevole emozione possono raggiungere un effetto simile.
Ecco, ciò su cui voglio soffermarmi oggi è proprio questa, per me fenomenale, iniziativa che è oggi meglio conosciuta come Clownterapia, o Comicoterapia.
In che cosa consiste? E' una pratica fondata innanzitutto sul rapporto che si instaura tra i malati e chi si prende cura di loro, cioè i medici e gli infermieri, ma in modo quasi originale, alternativo. I medici infatti si presentano vestiti da veri e propri pagliacci e utilizzano una mimica e un linguaggio tipici dei clown che comunemente ci intrattengono nei Circo.
I malati, gli anziani reagiscono bene alla terapia perché la risata rilassa, allenta la paura e rende l'ospedale meno opprimente. Inoltre, realizzare i sogni dei malati e farli ridere aiuta ad aumentare l'emissione di endorfine, accelerandone la guarigione.
L'allegria e la risata rendono il percorso terapeutico sin dall'inizio della permanenza in ospedale più sopportabile anche per i bambini che instaurano così un rapporto diverso con l'ambiente ospedaliero e i dottori che se ne occupano.
Io ho assistito in prima persona a questa "iniziativa", perchè per un breve periodo ho partecipato all'attività di volontariato in un Ospedale e ho notato proprio come questa avvicinasse molto due figure che talvolta sono viste in un'ottica di lontananza, cioè i pazienti e i dottori.
Tra di essi, grazie proprio alla clown terapia, si infondeva un rapporto del tutto nuovo, perchè non vi era più solo il timore della malattia, la paura del male, la preoccupazione delle diagnosi; si respirava un'aria meno tesa, più vivace, allegra, e tutto questo grazie a loro.
Hanno una duplice "funzione", se così la vogliamo chiamare: curare e far ridere. Assistere, ma facendo divertire.
E questo lo chiamate dettaglio?
Aveva forse sbagliato Walter Scott affermando : La vita senza allegria è come una lampada senza olio?
Se vi va, lasciate la vostra opinione!
Elena.

1 commento:

  1. la penso esattamente come te. anche perchè ritengo che in questo modo alle persone malate venga riconosciuta la necessità di provare emozioni positive e di conseguenza siano considerate persone nella loro totalità, non soltanto semplici casi clinici. Inoltre una persona, o ancor di più bambino malato, proprio perchè in un periodo delicato come il ricovero in ospedale, ha bsogno di sorrisi e allegria intorno a se. Non certo di musi lunghi e preoccupati!

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