mercoledì 26 ottobre 2011

Risultati che dovrebbero far riflettere.....

Secondo uno studio di Avg, società che si occupa di sicurezza su Internet, non c’è dubbio: i bambini se la cavano molto meglio con la tecnologia, a scapito delle abilità pratiche. La ricerca, nata allo scopo di capire come si è evoluta l’interazione tra bambini e tecnologie, è stata effettuata interpellando 2200 mamme di bambini di età compresa tra i 2 e i 7 anni, in 11 Paesi tra in più evoluti, compresa l’Italia, alle quali è stato chiesto di compilare un questionario sulle abilità dei propri figli.
I risultati dell’indagine, pubblicati dal quotidiano britannico Daily Mail, fanno riflettere: il 58% dei bambini è in grado di giocare a un videogame di livello base, il 77% di completare un puzzle, il 69% di muovere un mouse, il 63% sa accendere e spegnere il pc, il 28% riesce a fare una chiamata con il cellulare, il 25% accede ad Internet senza difficoltà e il 19% riesce a giocare con un’applicazione su dispositivi touch come tablet e smartphone. D’altro canto però, solo il 52% ha già imparato ad andare in bicicletta, il 37% conosce il proprio indirizzo di casa, il 20% è in grado di nuotare senza assistenza e appena l’11% è in grado di allacciarsi le scarpe (percentuale che sale al 14% nella fascia di età tra i 4 e i 5 anni). Lo studio non evidenzia inoltre sostanziali differenze tra maschi e femmine, ma tra mamme giovani e quelle meno: infatti, i bambini le cui mamme hanno dai 35 anni in su risultano più incentivati, anche se poco a dir la verità, a svolgere attività più “tradizionali” come il nuoto e la scrittura.


Eh sì, perché come potete immaginare, la responsabilità di questa sempre minore dimestichezza dei bambini con la “manualità” della vita pratica di tutti i giorni, che fa preferire lo schermo di un pc ad una corsa all’aria aperta, non può che ricadere, purtroppo, proprio sui genitori. Tra il lavoro, gli impegni, la stanchezza e talvolta anche un pochino di pigrizia, i genitori preferiscono non insegnare ai figli le abilità pratiche e fisiche, che sia andare in bicicletta o, appunto, allacciarsi le scarpe, e condividerle con loro, ma scelgono la tecnologia, più comoda, espone meno ai pericoli del mondo reale e, diciamolo, è perfetta anche come babysitter (ruolo rivestito fino a qualche anno fa solo dalla TV).
Ma questa evoluzione porta a dei rischi non trascurabili, in quanto compromette il loro sviluppo sociale e la capacità di instaurare relazioni con i pari, o con gli altri in genere, e ovviamente ha forti influenze anche sul loro benessere fisico, dato sia dalla quasi nulla attività fisica, sia dal fattore "vista".
Come sottolinea l' esperta di sviluppo del bambino, Sue Palmer, ciò di cui i bambini hanno più bisogno è di “un gioco reale con persone reali” e devono essere proprio genitori ad indirizzarli in questo senso. Interessante sarebbe infatti capire se e come la padronanza precoce delle abilità digitali nei bambini, quasi inevitabile nel XIX secolo,  influisca sull’apprendimento di quelle pratiche.

Voi che ne pensate?

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